La fermata

La sveglia, la doccia, una spremuta e un occhio al frigo per capire che è meglio fare colazione al bar di sotto. Il giornale, il cappuccio e la brioche, un occhio ai titoli, due chiacchiere con la cameriera, quasi troppa socialità. I soldi, il resto, il resto mancia, grazie prego e di nuovo la strada. La strada, il freddo, due traverse, il corso, le strisce pedonali, il semaforo, il rosso, il verde. Il distributore automatico, altri soldi, la moneta, il ritardo, il solito, le facce, i giovani, la vecchia, l'umidità, la panchina d'alluminio, cazzo, le vetrine, la pensilina. Improvviso, sorprendente, come un risveglio di una nazione, prorompente e intransigente, scatenante, si fa strada come un vocazione che viene dall'interno, il pensiero più genuino e limpido della giornata: mi scappa.

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